Cyber attacchi nel primo semestre 2021: chi è stato colpito e perché
Utilizzando una tassonomia delle vittime basata su standard interazionali, i ricercatori Clusit hanno ricondotto gli attacchi gravi individuati a venti settori merceologici. In termini assoluti, rispetto al secondo semestre 2020, da gennaio a giugno 2021 si osserva l‘incremento più elevato degli attacchi gravi nelle categorie:
- Transportation / Storage: +108,7%
- Professional, Scientific, Technical: +85,2%
- News & Multimedia: +65,2%
- Wholesale / Retail: +61,3%
- Manufacturing: +46,9%
- Energy / Utilities: +46,2%
- Government: (+39,2%)
- Arts / Entertainment: +36,8%
- Healthcare: +18,8%
La categoria “Multiple Targets” (si tratta di attacchi gravi compiuti in parallelo dallo stesso gruppo di attaccanti contro numerose organizzazioni appartenenti a categorie differenti) registra invece una diminuzione del 23,4% rispetto al secondo semestre 2020. Siamo di fronte a un cambio di strategia da parte degli attaccanti rispetto allo scorso anno: secondo gli esperti Clusit l’aumento di attacchi gravi mirati verso singoli bersagli rappresenta un importante campanello di allarme, in particolare perché caratterizzati da tecniche di tipo ransomware con l’aggravante della “double extortion”, cioè della minaccia di diffondere i dati rubati alle vittime qualora non paghino il riscatto.
In termini percentuali la categoria “Government” rappresenta il 16% del totale e si conferma al primo posto tra le vittime, come nel precedente semestre. Al secondo posto, ancora la Sanità, con il 13% degli attacchi totali, ed al terzo “Multiple Targets”, che in questo semestre rappresenta il 12% delle vittime. Le altre categorie merceologiche in crescita – che sommate compongono il 50% degli attacchi rilevati – sono comprese tra l’11 ed il 4% degli attacchi, dimostrando ancora una volta che gli attaccanti si muovono a tutto campo, e che tutti sono potenziali bersagli.
Rapporto Clusit, la distribuzione geografica degli attacchi
Nel primo semestre del 2021 aumentano sensibilmente gli attacchi verso realtà basate in Europa: un quarto degli attacchi sono infatti diretti verso quest’area, in crescita di 10 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Rimangono sostanzialmente invariate le percentuali di vittime di area americana e quelle appartenenti ad organizzazioni asiatiche. Diminuiscono invece percentualmente gli attacchi gravi verso bersagli con sedi distribuite in diversi Paesi, che rappresentano il 16% nel primo semestre 2021, rispetto al 25% dello stesso periodo del 2020.
Le tecniche d’attacco
Anche in questo caso, i ricercatori Clusit si basano su una tassonomia derivata da framework internazionali, articolata su otto macrocategorie.
“Malware” è la categoria che nei primi sei mesi di quest’anno mostra numeri assoluti maggiori: rappresenta infatti il 43% del totale, in crescita del 10,5%. Le tecniche sconosciute (categoria “Unknown”) sono al secondo posto, in aumento del 13,9% rispetto al secondo semestre 2020, superando la categoria “Vulnerabilità note”, che è per altro in preoccupante crescita (+41,4%) e “Phishing / Social Engineering”, in leggero calo (-13%). Aumentano dell’11,6% gli attacchi gravi condotti con “Tecniche Multiple”. Infine, gli attacchi gravi con finalità di “Denial of Service” diminuiscono (-42,9%), così come quelli realizzati tramite “Identity Theft / Account Hacking” (-29,5%).
In sostanza – commentano gli esperti Clusit – gli attaccanti possono ancora fare affidamento sull’efficacia del Malware, prodotto industrialmente a costi decrescenti, e sullo sfruttamento di vulnerabilità note, per colpire più della metà dei loro obiettivi, ovvero il 59% dei casi analizzati.
Il 22% di attacchi realizzati con “tecniche sconosciute” (che crescono del 13,9%) è dovuto al fatto che un quinto degli attacchi diventano di dominio pubblico a seguito di un “data breach”: in questo caso, le normative impongono una notifica agli interessati, ma non di fornire una descrizione precisa delle modalità dell’attacco.
La gravità degli attacchi
Il Rapporto Clusit 2021 valuta poi la “severity” degli attacchi analizzati, secondo quattro categorie, con l’obiettivo di individuare come evolvono gli impatti degli attacchi, partendo dalla constatazione che spesso questa valutazione non coincide con l’aumento del numero di attacchi da parte di una specifica categoria di attaccanti o verso una certa categoria di vittime. Le variabili che contribuiscono a comporre questa valutazione per ogni singolo attacco analizzato sono molteplici ed includono l’impatto geopolitico, sociale, economico – diretto e indiretto – e di immagine.
Nel primo semestre 2021 gli attacchi gravi con effetti “molto importanti” e “critici” sono il 74% del totale. Nel 2020 questa percentuale era il 49%.
Il 22% degli attacchi analizzati sono di impatto significativo, quelli con impatto basso solo il 4%.
Cyber Crime e incidenti informatici in Italia
Il Security Operations Center (SOC) di FASTWEB ha raccolto anche quest’anno i dati relativi agli attacchi nel nostro Paese, registrando oltre 36 milioni di eventi di sicurezza su un panel di oltre 6,5 milioni di indirizzi IP pubblici.
Si è registrata, quasi a sorpresa, una flessione degli eventi rispetto al 2019, soprattutto dopo il primo trimestre, che ha coinciso con il primo lockdown. La pandemia, con molti lavoratori costretti a casa in smart working, ha infatti spinto le aziende a innalzare i propri livelli di protezione, facendo ricorso a strumenti tecnologici quali firewall o VPN, in grado di consentire l’accesso da remoto alle reti virtuali. Ciò ha garantito una protezione maggiore dei dati.
L’elemento più vulnerabile, quindi, è divenuto il pc del lavoratore, tanto che si sono registrati il doppio dei casi di attacchi a pc personali (85.000) rispetto all’anno precedente e sono cresciuti in modo esponenziale gli attacchi DoS, che mirano a bloccare un pc, una rete o un servizio, e degli attacchi definiti DDoS, in cui agiscono decine di migliaia di dispositivi generando richieste verso uno specifico target per saturarne la memoria o le risorse in breve tempo così da renderlo indisponibile. Per ripristinare un servizio occorre poi del tempo, a meno che non ci si sia strutturati con uno specifico servizio di mitigation.
Il cybercrime si è quindi evoluto e adattato alla nuova situazione, spostando e inasprendo i propri attacchi verso la rete internet, con l’obiettivo di rendere indisponibili i siti delle grandi aziende e delle pubbliche amministrazioni, ripristinabili a seguito del pagamento di un riscatto. I settori più colpiti dai DDoS sono stati il mondo finanziario e assicurativo (54% dei casi), la pubblica amministrazione, i service provider e i media.
Il noleggio operativo è una pratica che, nonostante i suoi numerosi vantaggi, sembra essere ancora poco conosciuta e praticata dalle piccole e medie aziende del nostro Paese. Tranne in un segmento specifico: quello delle stampanti e copiatrici multifunzione, e più in generale dei sistemi di gestione documentale.
La maggior penetrazione in questo segmento di mercato ha varie motivazioni. A cominciare da quelle “storiche”, visto che il noleggio era già molto praticato per le fotocopiatrici, macchine di cui i moderni sistemi multifunzione sono, per molti versi, la naturale evoluzione. Ma soprattutto, le stampanti multifunzione sembrano essere un caso da manuale per il noleggio operativo, in quanto presentano tutte le caratteristiche che le rendono il prodotto perfetto per questa operazione.
Bisogna sottolineare che:
Per esempio, è verosimile che una stampante noleggiata anche solo un paio di anni fa non disponga di interfaccia wireless per essere utilizzata con smartphone e tablet. E che ovviamente non disponga dei protocolli software necessari (Apple AirPrint, Google Print eccetera). Quindi, le stampanti della passata generazione sono già, di fatto, obsolete per ogni organizzazione che abbia inserito nel suo workflow apparecchi mobili “smart”.
Ma può anche succedere, più semplicemente, che serva una stampante multifunzione più veloce, o che nuove normative obblighino a installare sistemi con minori consumi, o che non usino o emettano determinate sostanze inquinanti. Insomma, ci sono moltissimi motivi che concorrono a far sì che un sistema multifunzione, alla fine del noleggio, abbia un valore vicino allo zero, rendendone assolutamente non conveniente l’acquisto (che è invece l’opzione più praticata con il leasing finanziario).
Infine, durante tutta la loro vita operativa i multifunzione vanno gestiti e hanno frequente bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre che di materiali di consumo, con costi difficili da valutare per l’azienda, in quanto cambiano con i volumi di stampa in modo non lineare.
Il noleggio risolve, di fatto, ciascuno di questi problemi. Praticamente tutti i contratti di noleggio operativo prevedono la possibilità di cambiare macchina in ogni momento, mentre in caso di acquisto (a rate o in leasing) la cosa è burocraticamente complicatissima a causa delle implicazioni finanziarie e fiscali.
È difficile valutare le spese operative della stampante? Si può stipulare un abbonamento che preveda un pagamento di una quota fissa per ogni pagina stampata: il noleggiatore fornisce non solo la macchina e l’assistenza, ma anche i consumabili necessari a stampare un determinato numero di pagine. Il costo di stampa per pagina diventa quindi un parametro fisso, decisamente più semplice da gestire (in genere, però, questo costo non contempla il foglio di carta).
Naturalmente, il costo per pagina concordato varierà in base a una serie di parametri, tipicamente se la pagina è in formato A4 o A3, e se è in bianco e nero o a colori, se i materiali di consumo sono originali o compatibili. Il controllo del numero di fogli stampati avviene tramite contatori pilotati dal firmware del sistema di stampa. Molti multifunzione possono trasmettere al fornitore i conteggi insieme ad altri dati sullo status della macchina, in modo da permettere una programmazione “ad hoc” da remoto degli interventi di manutenzione e rifornimento.
Quando al noleggio si abbina una quota fissa per pagina stampata, si parla generalmente di abbonamenti a costo copia; di fatto, i relativi contratti sono stipulati per un determinato carico di lavoro mensile
Con i contratti a costo copia è facile sapere quanto si spende in azienda per stampare ogni singolo foglio: quota mensile diviso numero di stampe, sommiamo il costo della carta e il gioco è fatto. Questo fra l’altro rende semplicissimo suddividere i costi di stampa fra i dipartimenti aziendali, grazie ai software di controllo delle macchine.
Un altro vantaggio di carattere economico derivante dal noleggio di stampanti per il proprio ufficio o la propria azienda è di carattere fiscale. Il canone che l’azienda paga può essere dedotto al 100%. Si può dire, quindi, che scegliere di noleggiare le multifunzioni è un buon modo anche per pagare meno tasse. Quando in un contratto di noleggio sono incluse anche le forniture di toner, cartucce, vaschette, ecc., senza costi aggiuntivi, il beneficio per l’azienda è notevole.
I consumabili devono essere per forza rimpiazzati e le macchine, anche le migliori, necessitano di manutenzioni e riparazioni. Questo semplice ragionamento è fondamentale per capire come il noleggio sia il modo migliore per avere macchine sempre efficienti senza il problema delle spese impreviste. Per quelle attività che stampano, scansionano e fotocopiano molto, l’opzione del noleggio delle multifunzione, anziché l’acquisto, è fortemente consigliata.
In breve quindi i principali vantaggi del noleggio di stampanti/multifunzione sono:
Soluzione Ufficio Srl da trent anni si occupa di assistenza tecnica e noleggio di macchine per gli uffici.
La nostra forza sta nel rapporto diretto con il cliente: solo così siamo in grado di offrire servizi su misura, mettendo a disposizione tutto il nostro team.
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